Il decostruttivismo

La mostra a New York

Nel 1988 apre una grande mostra a New York sull’architettura decostruttivista che come ispiratori ha gli architetti Philip Johnson e Mark Wigley ma che presenta altre diverse sfumature,  personalità che corrispondono a Peter Eisenman, Zaha Hadid, Frank Gehry ,Bernard Tschumi ,Libeskind e Koolhaas. Il termine decostruttivismo è legato a Jacques Derrida un filosofo francese che lo teorizzò . Possiamo scorgere un primo esempio nella casa progettata da Gehry in stile olandese, Santa Monica residence nella quale vediamo un forte allontanamento dai principi architettonici sui quali si era basata l’architettura fino ad allora, non esiste più una completa divisione e classificazione di “elementi architettonici” e non vengono più visti nel modo tradizionale del temine, non dimentichiamoci poi i materiali riciclati che danno un certo contrasto all’opera. Il termine decostruttivismo sebbene sia lontano dal termine opposto “costruttivismo”,un mondo fortemente legato alla produzione industriale, viene utilizzato per i curatori della mostra che lo avevano studiato a fondo, per creare contrasto, ambiguità e confondere gli elementi in un’opera architettonica. Questo sarà un fenomeno che interessera e influenzera tutta l’architettura a venire.

Un Mondo Aperto

Negli anni 80 in Europa vi è un grande fermento sociale, sintomo di cambiamento politico,  ed economico. La presenza del Papa Karol Wojitila in Polonia si fa sentire e sostiene la nascita di nuove esigenze politiche che contrastano il comunismo, con Gorbacev abbiamo una risistemazione del sistema economico e la progressiva liberazione degli stati del blocco comunista. La data fondamentale pero che segna la fine del 900 è la caduta del muro di Berlino (1989). Fuori dall’Europa avvengono conflitti legati all’espansione dell’ Iraq che scatenano la reazione degli Stati Uniti. Gli stati dell’oriente vivono un’espansione economica commerciale inserendosi nel mercato di Europa e Stati Uniti. E’ proprio in questo momento che vediamo inspessirsi l’importanza di un architetto ebreo americano di origini polacche che realizzerà il museo dell’Olocausto di Berlino.

Daniel Libeskind

Libeskind nasce dall’unione di due profughi dei campi di sterminio nel primissimo dopoguerra. E’ una personalità che vive dentro più culture, si avvicina notevolmente alla musica e alla filosofia fino a dedicarsi all’architettura. Forte è l’astrattismo che notiamo nelle sue opere e schizzi che ci mostra la capacità di Libeskind di andare oltre il tema di piano, ma di rompere, di estendersi anche attraverso l’intersezione di oggetti e solidi. Importante è una delle sue prime opere, il City Edge, un edificio ad andamento lineare, multifunzionale ,con funzioni sovrapposte per evidenziare simbolicamente un mondo in cui i pezzi non possono e non devono essere rimessi al loro posto. Un’altra delle sue opere più importanti è l’ampliamento del museo Victoria ed Albert a Londra che si configura come una grande facciata metallica regolare, caratterizzata da grandi solidi che la intersecano in modo da creare una sorta di spirale caratterizzata da volumi che gli girano intorno. Capolavoro indiscusso di Libeskind è senz’altro il museo ebraico, un edificio lineare, una sorta di corridoio che a volte ci lascia senza fiato per via della forma geometrica interna, quasi chiusa nella quale appena voltiamo l’angolo ci ritroviamo davanti a nuovi spazi e possibilità. E’ l’opera che contiene più riferimenti simbolici di tutto il 900′

La terza Ondata

Nel 1980 il sociologo Alvin Toffler teorizzò che l’esistenza umana era caratterizzata da 3 fasi principali: la prima legata alla produzione agricola e usufrutto delle risorse primarie, la seconda alla produzione industriale e la terza una fasa di “informazione”. Negli anni 80 eravamo arrivati all’incirca alla terza fase e questo ebbe un riscontro in tutti i settori compresa l’architettura. Con la terza fase andiamo ad identificare una fase in cui tutto viene gestito dall’informazione e circa il 90 per cento del valore dei prodotti di questo meccanismo era legato ad essa. Per fare un esempio il valore di un vegetale 90 per cento è  legato alla sua fase di packaging, bar code,marche,controlli ecc…è un valore aggiunto che gli si da rispetto al valore normale di mercato. Legato a questo fenomeno è il Kiasma di Steven Holl, un museo di arte contemporanea ad Helsinky che va a determinare e completare un accesso alla città voluto già da Aalto caratterizzato da una serie di attrezzature che si riflettono in specchi d’acqua e intorno il verde che viene interrotto puntualmente dalle medesime attrezzature di interesse pubblico.  Il Kisama è visto come centralità , incrocio di più percorsi, di funzioni , un raccordarsi della città. Sulle basi della progettazione di Steven Holl vi è l’influenza di piccole università Americane che egli frequentò,dopo il trasferimento a New York conobbe e si fece strada dentro lobby, grandi uffici ecc..Conobbe anche Luois Khan con il quale instauro un rapporto abbastanza solido tale che Holl fu invitato a lavorare nel suo studio ma questo non accadde mai in seguito alla scomparsa improvvisa del maestro.

La vera innovazione riguardo alla fase di informazione, la vera risposta, la troviamo pero quando l’architettura è costretta ad adattarsi ad una configurazione “anti zoning” dovuta al bisogno di avere una molteplicità di funzioni unite quindi in una mixtité. Qui, negli anni novanta abbiamo una serie di nuove problematiche che influenzano l’acrhitettura a partire dai brown areas che sono delle aree dismesse sorte in seguito alla chiusura o al dislocamento di aree produttive perché si miniaturizzano o la produzione non ha più una valore commerciale. Questo succede anche perché se prima i ricchi erano i produttori industriali , quindi delle persone che hanno in mano una rete di produzione che ci offre qualcosa di materiale, ora lo sono i produttori di software, algoritmi, informatica ecc..

La seconda delle problematiche che iniziano a sorgere dopo gli anni novanta è il rapporto con la natura, dopo aver tolto uno spazio di espansione consistente alle aree verdi e naturali , in qualche modo bisognava restituire questa naturalità ai luoghi cementificati dall’espansione incontrollata. Maggior esempio lo troviamo in Postdamer Platz a Berlino dove il Renzo Piano Building Workshop ne è protagonista, un laboratorio di ricerca paragonabile ad alcune strutture statunitensi ai vertici dell’innovazione in termini di tecnologia e materiali. Il progetto di Postdamer Platz è un intero masterplan della zona di proprietà di Daimler che si impianta nella città usufruendo di agganci verdi . Il centre Pompidou a Parigi sostituisce gli antichi mercati Halles irrompendo nella città con una forte aggressività, un edificio che ricorda la produzione industriale, un edificio che cambia il modo di guardare l’arte facendola diventare non un passatempo d’elite ma un episodio produttivo di cultura e informazione. Il fatto che oggi non ci sia più un concetto di zoning del quale necessitiamo è motivato dal momento che non si necessita più di un’ area per lavorare, un’ area per il tempo libero, un’ area che congiunge le 2 ma è il contrario , ovvero una sovrapposizione reticolare e fusione delle diverse funzioni. Questo possiamo vederlo in altre opere di Piano come il museo della scienza ad Amsterdam in cui la forma dell’edificio stesso richiama l’architettura navale, oppure il centro culturale Tibajiou in Nuova Caledonia che riprende con i suoi gusci ricurvi delle costruzioni che si realizzavano intorno ai villaggi tradizionali della zona di cultura maori, papuana e caledoniana.

Negli stessi anni in Europa nasce una sorta di  concorrenza tra le città più importanti che si sfidano nel settore terziario,quindi nell’ambito del tempo libero e della cultura . Ne emerge una in particolare, Parigi, che negli anni 80 era stata caratterizzata da grandi progetti come l’ampliamento del museo del Louvre di leoh Ming Pei, la biblioteca nazionale di Perrault , il parco della Vilette di Tschumi oppure ancora l’arco della Defense. La città di Barcellona insieme a Parigi afferma questo rilancio dell’architettura come nuova guida di sistemi comunicativi ed economici configurando un prototipo di città moderna.La Spagna era appena uscita dal franchismo con una spinta di vita eccezionale e con un sistema burocratico che dava un occhio di riguardo ai giovani. Proprio nel 92 abbiamo un intervento fondamentale che cambierà la configurazione di Barcellona, quello di Bohigas legato alle Olimpiadi del ’92 dove va ad effettuare una serie di intervanti legati al rapporto di Barcellona con il mare, al rapporto con le infrastrutture e di come esse possano comunicare con il verde e una serie di altri piccoli interventi interessanti varie funzioni.In questo contesto trovano spazio giovani architetti come Miralles e Carme Pinos che intervengono con la progettazione di un centro di tiro con l’arco. Qui Miralles e Pinos creano un progetto caratterizzato da una serie di pensiline sorrette da pilastri che creano ombra lungo i percorsi e i corpi di fabbrica hanno un andamento sinuoso.

Il tema Ecologico

Miralles e Pinos sono dunque sono tra i primi architetti che suggeriscono un interscambio tra architettura e paeaggio anticipati gia da Hadid. Si tratta di una risposta che interessa l’intero campo architettonico. Sono molteplici le richieste che necessita l’architettura ecologica in questi anni, dal rapporto con il clima, all’habitat in cui avviene la crescita dell’individuo, la luce ecc…Una delle figure che meglio riesce in questo intento è Glenn Murcutt, un architetto australiano che realizza  Casa Simpson-Lee, una sorta di architettura leggermente sollevata da terra.E’ leggera e immersa nella natura e a ridosso di una vasca d’acqua. Non meno importante è l’intervento di John Allen, un geologo che incappa in una serie di studi ambientali ed ecosostenibili che si materializzano in un progetto che si ispira alla biosfera terrestre chiamato infatti biosphere2, un centro scientifico situato in Oracle,Arizona. In questo centro si sono praticati esperimenti relativi al riciclo del 100 per cento di acqua, resti umani e auto generazione di cibo in cui 8 scienziati vi si sono rinchiusi per 2 anni. In seguito la struttura è stata modificata dagli istituti che l’hanno acquistata successivamente.

Nuove scoperte

Parallelamente a cio che succede nel mondo della ricerca ecologica in Spagna vediamo l’affermarsi di un grande talento,Santiago Calatrava che ha una molteplicità di influenze invidiabili sia dal punto di vista architettonico che ingegneristico. Apre uno studio a Zurigo dove  si aggiudica la vincita del concorso dedicato alla progettazione della stazione Stadelhofen nella stessa città, cio gli permette di aprire uno studio anche a Parigi ed entrare a far parte cosi di un panorama Europeo che gli fornisce innumerevoli opportunità. La ricerca spaziale lo porta, come scultore, a pensare che attraverso il calcolo e la verifica ingegneristica si potesse fare tutto. Infatti possiamo dedurre dalle forme stravaganti e plastiche che gli elementi che derivano dal suo modo di progettare sono ispirati a forme vegetali a anatomiche per le quali nutre un profondo amore. Importanti sono i suoi progetti come il ponte sulla Garonne, il padiglione del Kuwait per l’esposizione di Siviglia del 92, Padiglione e museo dell’acqua a Milwaukee le quali forme suggeriscono sempre un movimento.

Rem Koolhaas

E’ un architetto che si è formato tramite l’ausilio di diverse discipline quali la musica, il cinema e sopratutto il giornalismo. Frequenta l’institute for architecture di New York di Eisenman. Fonda OMA nel 1977 un’organizzazione che progetta edifici in tutto il mondo, formato da 4 persone che insegnano anche nell’architectural association di Londra. Pubblica il famoso manuale S,M,L,XL che riscuote un enorme successo in architettura. Realizza la casa dall’Ava a Parigi basandosi su principi analitici che distaccano i vari corpi cosi come fa per il piano di Euralille. Il suo capolavoro è senz’altro casa Floriac a Bordeaux dove l’architetto si confronta con le esigenze di un cliente con handicap motori e invece di realizzare una casa costituita da rampe per accedere a diversi livelli, realizza una parte della casa che può essere spostata tramite pistoni idraulici. L’intersezione con la parte semovente e quella fissa crea interessanti scorci e soluzioni spaziali, l’esterno ricorda le Corbusier con Ville Savoye.

Superfici Profonde

Nei primi anni novanta due temi sono fondamentali nell’architettura: La superficie e la relativa bidimensionalita affidata alla trasparenza. Maestro di queste combinazioni è Jean Nouvel che progetta la fondazione Cartier e l’istituto del mondo Arabo  a Parigi. Quest’ultimo è un intersezione di 2 corpi: uno ad andamento curvilineo, l’altro rettilineo, in piu vi è un profondo studio sulla luce regolata da tecnologie innovative che funzionano con un complesso meccanismo. Più importante è il centro per la fondazione Cartier che oltre ad utilizzare una grande quantità di superfici trasparenti le collega, interseziona e gioca sulle illusioni ottiche che queste creano attraverso la trasparenza stessa, il riflesso e cosi via. Il tema della superficie profonda viene afforntato anche dagli architetti Herzog e De Meuron che sviluppano una ricerca in cui si denota la superficie non come materia impenetrabie e solo di protezione ma come una pelle dove sotto e all’interno vi sono profondità emotive, caratteriali, storiche ecc..L’opera che fa emergere i 2 architetti è la cabina di manovra ferroviaria che rivestita di rame presenta una sorta di increspature, rotazioni di piccole porzioni della superficie che permettono il passaggio della luce, un po il contrario di quello che faceva Jean Nouvel. In conclusione diciamo che il tema della superficie non consiste per forza in una chiusura tra esterno e interno ma può avere anche il tema opposto come in questo ultimo caso che permette il passaggio della luce.

L’architettura di fine secolo ormai non nasce più sola ma deve fare i conti con spazi già esistenti ed affrontarli nella giusta maniera. Una delle opere di fine secolo più importanti che rispecchia questi temi è il centro Le Fresnoy di Bernard Tschumi nella città di Tourcoing, nella Francia nord occidentale. E’ una scuola d’avanguardia che contiene Cinema,Studi di fotografia, musica ,aree multimediali ecc…Affascinato dalle spazialità interne create dalle ex fabbriche esistenti sul posto decide di creare una nuova grande copertura che annette tutti gli elementi scoprendo cosi anche l’importanza degli spazi interstiziali.

Eisenman e il blurrign

In questi anni 2 architetti americani assumono un importante posizione per via di un nuovo modo di progettare, si tratta di Gehry e Eisenman. Eisenman si ispira ad un artista italiano, Giacomo Balla, un futurista, che da l’idea ad Eisenman di slittare, sfocare le sue architetture. Primo grande esempio è Casa Guardiola a Santa Maria del Mar , in Spagna. Progetta questa casa sul movimento ondulatorio di una L e le geometrie che ne derivano ruotano, dondolano, vibrano in pianta,sezione e prospetto. La stessa cosa la possiamo vedere nel progetto di Aoronoff,centro per le arti del Cincinnati in cui vi sono 2 forme longitudinali ricavate da una rotazione e traslazione di un certo numero di paralleleppedi che da cosi movimento all’opera. Interessante è il lavoro che Eisenman fa a Rebstock park a Francoforte che da vita ad un’area di 450mila mq tra abitazioni e difici di commercio che si incrociano ed intersecano con diverse tecniche, piegandoli, ingrandendoli o riducendoli, innestandoli in altri e cosi via.

Frank Gehry

A partire dal 1989 Gehry colleziona una serie di riconoscimenti ufficiali (tra cui il nobel per l’architettura) e di incarichi rilevanti tra cui la progettazione del centro culturale americano di Parigi e l’auditorium Disney a Los Angeles. Mentre Eisenman, interessato alla bidimensionalità pittorica , individua in Balla e Duchamp una tecnica per incorporare ilo movimento in architettura, Gehry è maggiormente attratto dalla plasticità e dal dinamismo della scultura futurista in particolare di Boccioni. Tale interesse si rifletterà nel progetto del piccolo museo della Vitra in Germania realizzato alla fine degli anni 80. Rispetto alle precedenti sperimentazioni dell’architetto il nuovo progetto si distingue per una collisione e scontro dell parti e nella proiezione di linee forza nell’atmosfera, come avviene nelle sculture di Boccioni. L’influenza di Boccioni è evidente anche nell’auditorium Disney. Infatti deve integrarsi con lo spazio circostante, rappresentato da Bunker Hill, area culturale della città. L’accesso principale è posto all’angolo dell’isolato davanti al centro  musicale già esistente e conduce al grande atrio mentre la sala concerti originariamente anch’essa collocata su un angolo dell’isolato, viene successivamente posta al centro. La particolarità dell’auditorium è il rapporto tra gli spazi in cui si svolgono le funzioni primarie e i ruoli di servizio. La forza del progetto infatti risiede proprio negli spazi accessori che in quanto tali godono di  indipendenza rispetto alla grande sala.La decisione di delegare agli spazi accessori la massima espressività del progetto si riscontra già in Renzo Piano e Rodgers. Il Guggenheim si colloca all’interno di un’area undustriale caotica e degradata, sviluppata longitudinalmente lungo il fiume Nervion. Il progetto nasce con l’intento di una riqualificazione non solo dell’area fluviale me anche dell’intera città.L’idea cardine del progetto è l’intrecciarsi dei corpi tra loro: una piazza su cui si intersecano la biglietteria,un piccolo auditorium, ristoranti e negozi. Gehry è ancora una volta influenzato dalla dinamicità futurista; tuttavia, oltre alla dimensione plastica emerge anche una dimensione simbolica. Il Guggenheim infatti rende possibile la rivalutazione di un’area periferica e dimostra come sia ricollegabile al centro della città. Con il museo di Bilbao si giunge definitivamente ad una concezione di spazio sistema opposto all’idea di spazio organo. Lo spazio organo era concepito unicamente in rapporto ad un funzionamento interno in un rispetto di elementi esterni come l’ambiente circostante. L’architettura subisce in tal modo un processo di liberazione rispetto ad ogni sistema precostituito, cessando di essere seriale e tipizzata e sganciandosi definitivamente dalle spinte della produzione industriale.

Luoghi “impressionanti”

La casa in campagna

L’intorno

Il luogo che più ha impressionato e colpito fin da bambino la mia sensibilità è la casa in campagna appartenuta a mio nonno . E’ immersa nel verde per una parte coltivato e per una parte incolto e leggermente ammacchiato. E’ situata qualche centinaio di metri sopra l’abbazia di Fossanova la quale è chiaramente visibile, siccome in linea d’aria vicinissima, come lo era gran parte della pianura pontina con borghi e paesi annessi. Parlando dell’aspetto architettonico ho in mente 2 fasi riguardo la sua esistenza: In un primo momento la casa appartenuta a mio nonno era stata costruita in lamiera coibentata sorretta (se non ricordo male) da un’intelaiatura in acciaio e questa mi suscitava una sensazione di leggerezza, quasi di instabilità; La seconda immagine che ho in mente è quella invece di una sorta di monolite, la pesantezza data dai muri perimetrali dopo che era stata rivestita in scorza di pietra (si fa per dire) per uno spessore che andava oltre i 20 cm, poteva svolgere per assurdo già da se una funzione portante. La scorza di pietra ricavata dalle rocce e sassi avanzati per la sostituzione e il mantenimento dei terrazzamenti circostanti, era ricca di particolari e di disegni, visto che nella zona vi era una grande presenza di rocce sedimentarie. L’intorno della casa era un piazzale in cemento ricoperto da una tettoia in legno con delle ringhiere che davano sul panorama e un cancello in ferro battuto che dominava la scena, dove affacciandosi ,nelle belle giornate, si poteva vedere chiaramente il picco del Circeo ed alcune volte persino le isole Pontine. Anche di notte il panorama era spettacolare poiché si potevano distinguere, attraverso le luci, i piccoli borghi, le città più grandi e gli assi di collegamento principali. Il rispetto per la natura era impressionante, ricordo che a ridosso del muro della casa che dava verso nord vi era una penisola in mattoni rossi che probabilmente già anni fa era stata costruita lasciando lo spazio al suo interno per l’espansione di un albero d’ulivo che era già secolare, inoltre dato che nella zona l’agricoltura era, fino a una generazione prima, l’attività principale di sostentamento per una famiglia, si poteva notare come gli anziani rispettassero in maniera quasi esagerata gli alberi da frutto che effettivamente erano una delle poche fonti di guadagno e grazie alle quali si poteva vivere. Questo stile di vita si riversa anche sui terrazzamenti,che oggi, già da qualche decennio, vengono lasciati allo sbaraglio, mentre in precedenza venivano manutenuti attraverso la pulizia dei passaggi e infatti dal mio ricordo e da quello che di tanto in tanto vedo tutt’ora la presenza di terrazzamenti in stato di degrado è notevole e si cercano continuamente delle soluzioni per evitare il crollo di questi ma senza successo.

La casa

Entrando dentro la casa ci si poteva accorgere della semplicità con cui erano state fatte e pensate le stanze e gli ambienti. Era piccola. L’ambiente più grande era quello del salone-cucina che forse misurava intorno ai 25-30 mq ,di forma longitudinale, che era caratterizzato dalla presenza di un tavolo rettangolare nel centro della stanza. Le pareti erano intonacate e vi era un camino nell’angolo sud ovest della casa. Aveva una pianta quadrata e parte della cucina,i quali impianti relativi dell’acqua e del gas erano costruiti contro il muro che conteneva anche quelli dei servizi igienici del bagno, si spartiva lo spazio rimanente del salone insieme ad una camera da letto ed al bagno stesso. Gli ultimi due erano di dimensioni ridotte e le relative entrate si affacciavano su un corridoio molto stretto che aveva solo un compito di distribuzione rispetto agli ambienti circostanti per permetterne il raggiungimento. I materiali all’interno erano pochi e facilmente reperibili: Cotto per quanto riguarda il pavimento, le pareti intonacate e rifinite con pittura bianca ,mattonelle molto vecchie, forse anni 30 , fino ad una certa altezza, sulle pareti dietro i pensili della cucina e nel bagno.  Il camino interno era comunque rivestito in scorza di pietra. Un tappeto di origini orientali era appeso a mo’ di quadro sulla parete più lunga del salone ed era contornato di qualche quadro contenente foto di famiglia qui e li, come del resto lo era tutta la casa. Ogni parete perimetrale aveva un’apertura che permetteva l’entrata della luce con infissi in alluminio bianchi e aveva in totale 2 porte di entrata. Una delle finestre comunicava direttamente con la penisola esterna di cui ho accennato prima ed era situata a lato di un forno a legna.

Infine credo che il motivo per il quale io debba pensare a quel luogo avendone un’immagine mentale piacevole risieda nel fatto che il ricordo di esso è legato ad una molteplicità di fatti ed emozioni legati ad avventure, disavventure e situazioni che in quel periodo mi hanno riempito l’infanzia e la prima adolescenza che hanno caratterizzato e caratterizzeranno in futuro la mia persona.